Qualche giorno fa, la rivista on line “ZIC – zero in condotta”*, preziosa testata del panorama informativo bolognese, puntualmente segnala quanto raccolto dal sindacato COBAS sulle aggressioni sul posto di lavoro agli operatori e operatrici dei servizi che si occupano di minori. Aggressioni che avvengono a seguito delle campagne di informazione e disinformazione sul “caso Bibbiano”.
Le ovvie conseguenze dell’agire idiota di un circo mediatico a cui piace buttare il sasso e nascondere la mano, che su quanto afferma con faciloneria, non valuta per nulla o peggio si disinteressa delle conseguenze. In nome di una supposta trasparenza (e la “supposta” prevede sempre un utilizzo per via rettale).
Basta poco per fare danni quando questi media condividono l’esercizio di insinuare, fare collegamenti facili, sparare a zero, con una schiera di lettori distratti e complici (sui social…) che, di fronte a certi casi, non aspettano altro per rivendicare ragioni per presunti torti subiti non, come nel caso in questione, da parte di persone criminali e/o incompetenti (giustamente perseguite dalla Legge), ma da intere categorie intrinsecamente malefiche che hanno il vestito da assistente sociale ed educatore. Cattivi per DNA e ladri di bambini per professione.
Questa è la filosofia menefreghista di chi abita e mangia (producendo scarti) con l’immaginario disinteressandosi delle conseguenze sul reale, che sempre è rappresentato da corpi al lavoro, da persone vere. Corpi che stanno in carne ed ossa negli ambulatori dei servizi, che incontrano nel quotidiano altri corpi (gli “utenti”), feriti e spesso offesi da una complessità di ragioni che gli scribacchini del regime dell’immaginario non conoscono per una semplice ragione: non gli interessa. Se non per ragioni puramente strumentali: fare di essi notizie, scoop, carta straccia da vendere, carne da cannone mediatico. Ecco allora entrare sulla scena le vittime “a prescindere” (che poi: dov’erano queste persone prima di Bibbiano? cosa facevano i loro legali, prima un po’ dubbiosi sulle ragioni dei loro assistiti e oggi in tanti così allerta a cavalcare l’onda lunga della giustizia fast food) oggi forti delle affermazioni di questo connubio tra politicanti e megafoni del moralismo anti istituzionale “a prescindere”; ecco l’alleanza del nuovo che avanza a difesa del genitore “buono a prescindere” (come dice la morale scarsamente o per nulla laica di questo Paese anomalo), del padre incompreso e sì, a volte un po’ violento, ma…
Largo alla giustizia fai da te, quella che non sta dentro le regole, che se ne frega del quotidiano e difficile confronto con sé stessi e con le proprie incapacità, quella che non vive nella consapevolezza della fatica e della possibilità così frequente di sbagliare e di arrivare a fare male perché la vita è fatta di queste cose e nessuno nasce genitore “imparato”, infallibile.
Il nemico per l’utente-giustiziere fai da te è oggi chi sta lì, assistente sociale o educatore, faticosamente al suo fianco, non per ricucire i suoi strappi, per sostenerne gli sforzi al di là di tutto, degli errori e dei fallimenti. Perché lui, l’utente-giustiziere ora può dirlo pubblicamente: è vittima di un Sistema, di un Complotto dei Servizi Sociali. E lui di fronte a questa bella novità, di fare i conti con se stesso non ne ha proprio voglia: visto che ora gode di appoggi molto in alto e, di più, le sue parole fanno opinione pubblica.
E allora dagli all’assistente sociale e all’educatore.
* https://www.zic.it/operatori-sociali-caccia-alle-streghe-dopo-bibbiano/